Parole nel Secchio

Attinte dal fondo degli animi


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escher si paga, wislawa la offro io

http://www.palazzomagnani.it/2013/07/lenigma-escher/

– e ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini
o giù per quelli,
e poi un po’ a sinistra,Immagine
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,
da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia,
dove convergono,
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.

Una via dopo l’altra,
ma senza ritorno.
Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo’ di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.
Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farsi sfuggire.
Quindi di qui o di qua,
magari per di lì,
per istinto, intuizione,
per ragione, di sbieco,
alla cieca,
per scorciatoie intricate.
Attraversi infilate di file
di corridoi, di portoni,
in fretta, perché nel tempo
hai poco tempo,
da luogo a luogo
fino a moli ancora aperti,
dove c’è buio e incertezza
ma insieme chiarore, incanto
dove c’è gioia, benché il dolore
sia pressoché lì accanto
e altrove, qua e là,
in un altro luogo e ovunque
felicità nell’infelicità
come parentesi dentro parentesi,
e così sia
e d’improvviso un dirupo,
un dirupo, ma un ponticello,
un ponticello, ma traballante,
traballante, ma solo quello,
perché un altro non c’è.
Deve pur esserci un’uscita,
è più che certo.
Ma non tu la cerchi,
è lei che ti cerca,
è lei fin dall’inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua, finché è possibile,
la tua, finché è tua,
fuga, fuga –

Wisława Szymborska


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Ogni giorno il corpo lavora nei campi del mondo
rabberciando un muro di sassi
o roteando una falce nell’erba alta –
l’erba del diritto, l’erba dei soldi –
e ogni notte il corpo si rannicchia in sé
e aspetta le dolci campane del sonno.

Ma il cuore è senza posa e si alza
dal corpo nel mezzo della notte,
lascia la camera trapezoidale
con i muri spessi e senza quadri
per sedersi da solo al tavolo di cucina
e scaldarsi un po’ di latte in un tegame.

E anche la mente si tira su, si mette una vestaglia
e va di sotto, accende una sigaretta,
e apre un libro di tecnica.
Perfino la coscienza si sveglia
e vaga da una camera all’altra nel buio
sfrecciando via da ogni specchio come un pesce strano.

E l’anima è in cima al tetto
in camicia da notte, a cavalcioni sul colmo,
e canta una canzone sull’impetuosità del mare
finché compare il primo brandello di rosa nel cielo.
Allora, tutti torneranno nel corpo che dorme
come uno stormo di uccelli si risistema su un albero,

riprendendo il loro dialogo quotidiano,
parlando l’uno con l’altro o a se stessi
anche nella calura di lunghi pomeriggi.
È per questo che il corpo – quella casa di voci –
a volte depone le pinze di metallo, l’ago, o la penna
per fissare l’orizzonte,

per sentir chiamare tutti i suoi nomi 
prima di piegarsi di nuovo al proprio lavoro.

Billy Collins – La casa notturna

 

 

musica Asaf Avidan – Different pulses

 

Immagine

Dipinto
The Brilliance of Ordinary di Jamie Heiden