Parole nel Secchio

Attinte dal fondo degli animi


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***orme

Cos’è che vedi
quando guardi il Mare?
China lo Sguardo

l’Onda col suo Silenzio
cancella le tue Orme

mmp – tanka 15622

Musica: Lisa Gerrard & Marcello De Francisco ‘until we meet again’ https://youtu.be/tWE_pnJQ1PQ

Gotcha – mmp


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***know how

Un passo di troppo
Mi ha spinta oltre
Non riconosco più nessuno
E nessuno riconosce me

Ho scavato per trovare i morti,
grattato muri cercando impronte

Ho aspettato quando avrei dovuto partire
Partita quando era l’ora di fermarsi e aspettare solo un altro giorno

Spinta da un’urgenza che non so spiegare
Che sigilla il pianto in gola
Trasforma il vino in acqua

Studio nel tiglio
La semplicità di rifiorire
Un altro giugno

Forse il senso tornerà da sé.

mmp © semplicità e urgenza

Musica wim Mertens – struggle for pleasure


***just like a bull before the fight

Ci vuole la sciagura per scavare certe miniere misteriose nascoste nell’intelligenza umana; ci vuole la pressione per far esplodere la polvere.
Con la prigionia tutte le facoltà che fluttuavano qua e là si sono adunate in un solo punto, hanno colliso in uno spazio angusto, e voi lo sapete, dal cozzo delle nubi si genera l’elettricità, dall’elettricità la folgore, dalla folgore la luce.

Alexandre Dumas, ‘Il conte di Montecristo’

Musica LP – house on fire

Burn, mmp


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***bubbles

Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.

E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere –
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.

Adesso siamo a casa.

È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.

È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.

Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.

Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.

Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora –
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.

Mariangela Gualtieri – nove marzo duemilaventi

Foto sokolski’s bubble

Musica the heavy horses – copper and gold